Sicurezza

Sicurezza. A cura di Bruno Catania.

In più di 30 anni di attività con svariati mezzi VDS (volo da diporto o sportivo) la domanda che mi viene fatta è sempre la stessa: ”è pericoloso volare?”

La risposta, naturalmente, non può essere solamente contenuta in un sì o in un no. So che nell’immaginario collettivo la pratica di questa disciplina è considerata prerogativa esclusiva di pochi “fuori di testa” che non avrebbero altro di meglio da fare che giocare con la propria vita come alla roulette russa.

Ebbene non è così. Vero è che ai profani il vedere qualcuno appeso a un pezzo di nylon a centinaia di metri da terra ingenera una sensazione di terrore: “neanche per tutto l’oro del mondo farei una cosa simile!” sono soliti esclamare, mal celando sentimenti quasi di disprezzo per chi, secondo loro, disprezza la vita. Quel pezzo di nylon è il frutto delle più avanzate ricerche in campo aeronautico e aerospaziale e il qualcuno appeso sotto, oltre che ad nutrire una viscerale passione per il sogno più ancestrale dell’uomo, ha tanta voglia di vivere, forse molto di più dei suoi detrattori “terrestri”. Possiede soprattutto una solida preparazione teorico-pratica frutto di studi approfonditi e di quotidiana attività, dopo aver conseguito tutte le necessarie abilitazioni. Per questo oggi la sicurezza nel volo libero ha raggiunto livelli così alti tale d’avere la stessa, se non inferiore, pericolosità intrinseca di molte altre comuni attività sportive praticate all’aria aperta. Purtroppo molto spesso le cronache di un’informazione non specializzata, mirante molto più ai sensazionalismi che all’analisi reale dei fatti, hanno messo in cattiva luce la pratica del volo libero. Questi apparecchi, come fanno intendere i media non cadono “sic et simpliciter”, se così fosse mi sarei astenuto dallo scrivere queste righe e soprattutto “dall’appendermi” sotto ad essi.

I mezzi VDS (deltaplano e parapendio) sono stati concepiti per volare in sicurezza solo in determinate condizioni meteo-morfologiche e quando succede un inconveniente di volo è perché non sono state rispettate quelle poche regole dettate dalle leggi della Natura e soprattutto dal buon senso, che deve essere parecchio spiccato in chi ha deciso di andare “a spasso tra le nuvole”. Quindi non è pericoloso il mezzo ma la condotta del suo pilota.

La mente umana, ancor oggi in tempi di “software”, risulta lo strumento migliore ai fini della sicurezza.

Alcuni sono soliti asserire che la sicurezza sta nel non volare, altri ritengono che la fortuna sia la componente essenziale per non avere inconvenienti. Naturalmente sono assunti da me non condivisibili. Esiste però una ragionevole via di mezzo che consiste nell’elaborare dei fattori in base a considerazioni sul rapporto tra risorse disponibili e difficoltà dei compiti. E’ molto importante che questo rapporto fattoriale sia  sempre  favorevole per le risorse e qualora questo  non lo dovesse essere, per i più svariati motivi, ecco che la situazione potrebbe tendere verso l’ingovernabilità e in questo caso  sarebbe veramente  come affidarsi alla fortuna.

Allora mi si potrebbe chiedere quali sono questi fattori a cui i piloti si affidano per volare sempre in sicurezza?

Prima di tutto la capacità e la preparazione e poi il tipo di mezzo in relazione al loro livello tecnico,  questi fattori, che fanno parte delle risorse, devono essere soverchianti rispetto alle difficoltà che il compito presenta, siano esse  le condizioni meteo-morfologiche, il traffico in aria e la situazione operativa in generale. Questo principio vale per tutti i piloti: civili, militari e sportivi.

Per quanto riguarda poi il volo libero mi preme sottolineare che volando privi di motore i piloti   non si troveranno mai nella condizione di fronteggiare un’avaria tecnica, con tutte le ben immaginabili conseguenze.

Concludendo, anche a rischio di essere ripetitivo, la vera sicurezza va intensa come possibilità di controllare efficacemente in ogni fase del volo il  valore del rapporto risorse/difficoltà.